Intervista ad Antonio “Bubu” Gargiulo: “Dopo Masterchef sogno di aprire un mio ristorante”
Il giovanissimo Antonio “Bubu” Gargiulo, da finalista di Masterchef 12 ora guarda al futuro. Il suo sogno nel cassetto? Lavorare al fianco dei migliori chef italiani ed esteri per poter poi aprire il suo ristorante
È stato uno dei più giovani aspiranti chef della storia di Masterchef, sfiorando per un soffio la vittoria: stiamo parlando di Antonio Gargiulo, detto “Bubu“. Originario di Vico Equense, ma cresciuto tra i profumi e i sapori di Cagliari, questo giovane cuoco in erba ha conquistato il cuore di molti spettatori, grazie al suo talento e alla sua voglia di imparare e mettersi in gioco.
La partecipazione a MasterChef Italia 12 è stata il trampolino di lancio per il suo grande sogno, quello di diventare uno chef professionista, dimostrando a tutti la sua audacia e determinazione a soli 19 anni. Sin dalle audizioni, Antonio ha stupito i giudici con la sua creatività ed eleganza. Il primo piatto di Antonio, “Assaggio della mia terra“, ha catturato l’essenza della sua identità culinaria, mescolando sapientemente tradizione e innovazione. Questa audace proposta ha dato il via a un viaggio che lo ha visto crescere non solo come aspirante chef, ma anche come persona.
Uno dei momenti più emozionanti del suo percorso a Masterchef è stato senza dubbio l’esperienza al Ristorante 3 Stelle Michelin Mirazur con lo chef Mauro Colagreco in una delle cucine più prestigiose al mondo. Qui, ha avuto l’opportunità di mettersi alla prova e dimostrare il suo talento, confermando il suo grande amore per la cucina con il desiderio di farne la sua vita. E la sua bravura lo ha portato in cima al podio del programma Sky, conquistando il secondo posto ex aequo con Thi Hue Dihn.
E dopo Masterchef? Con oltre 70mila follower su Instagram e oltre 44mila su TikTok, Antonio “Bubu” Gargiulo continua a condividere la sua passione per il cibo attraverso video ricette che ispirano e affascinano. È un cuoco in erba con la grinta di un veterano, determinato a lasciare il segno nel mondo della gastronomia.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Antonio “Bubu” Gargiulo per farci raccontare com’è stata la sua esperienza a Masterchef 12 e quali sono i suoi sogni nel cassetto.
Ciao Antonio e benvenuto su Food News Italia. Che cosa hai provato quando hai deciso di partecipare a MasterChef Italia?
Inizialmente io non avrei mai avuto il coraggio di iscrivermi al programma. Non mi sentivo adeguato, né in grado. Se non fosse stato per la mia ragazza e i miei coinquilini, probabilmente non l’avrei mai fatto. Quando ho saputo che avrei partecipato ai live cooking non potevo crederci, sentivo che sarebbe potuta essere l’occasione della mia vita, e ho dato tutto me stesso, soprattutto per non deludere le persone che amo e che hanno creduto in me.
Come hai gestito la pressione di essere il concorrente più giovane della MasterClass?
All’inizio non benissimo. Soprattutto vedendo quanto fossero bravi/e la gran parte dei miei compagni/e di avventura. Sapevo e sentivo di non avere la stessa esperienza e preparazione su certi argomenti. Ero consapevole però della mia passione e delle mie conoscenze teoriche, che ho cercato sempre più di accrescere e di mettere in pratica durante il percorso per sentirmi al passo con tutti e cercare di migliorarmi. La competizione l’ho sentita sempre e soprattutto verso me stesso, per cercare di mettermi alla prova e capire se questo mondo fosse veramente quello che desideravo per il mio futuro.
Hai seguito qualche strategia per impressionare gli chef e arrivare fino alla finale?
Nessuna strategia in particolare. Ho cercato di essere me stesso sempre e di dimostrare il mio valore, nel bene e nel male. Mi sono sempre mostrato curioso, aperto soprattutto alle critiche e ai consigli per potermi migliorare e dimostrare la mia voglia di imparare e apprendere dai giudici. Penso che questa sia stata la chiave del loro apprezzamento nei miei confronti.
Hai origini campane ma hai trascorso la tua infanzia a Cagliari. Qual è la ricetta che più ti lega alla Sardegna?
La mia ricetta sarda preferita è senza dubbio la burrida. È un piatto molto particolare, poco conosciuto a chi non è dell’isola, ma è una vera e propria esplosione di gusto. In futuro, nel mio ristorante, non mancherà un piatto ispirato alla burrida.
Qual è il tuo prossimo obiettivo e cosa ti motiva a crescere e migliorare?
Il mio prossimo obiettivo è proseguire con la mia esperienza in cucina, cercando di uscire dalla mia zona di comfort e mettermi alla prova. Vorrei fare esperienza nelle migliori cucine d’Italia e all’estero, tutto questo per poter, in futuro, aprire il mio ristorante ed esprimere al meglio la mia idea di cucina a chi avrà il piacere di provarla.
Quali consigli daresti ai giovani aspiranti chef che desiderano seguire le tue orme?
Abbiate fiducia in voi stessi, dovete essere i primi a farlo, nessuno deve farlo per voi. Abbiate fiducia, sognate e impegnatevi tanto per raggiungere i vostri obiettivi. Circondatevi di persone che vi vogliono bene e vi sostengono e tutto andrà bene.
Parlando un po’ delle nuove tendenze…cosa ne pensi della carne sintetica e dell’utilizzo degli insetti in cucina?
Per quanto riguarda la carne sintetica sarei molto curioso di provarla, ancora non ne ho avuto modo. Le esigenze e richieste alimentari sono sempre più varie. Se la cucina e la scienza gastronomica possono venire incontro a queste esigenze in maniera salutare e nel rispetto dell’ambiente (e anzi in un certo senso anche facendo un passo importante per la sua salvaguardia) ben venga anche questa innovazione. Certo in questo momento non è economicamente accessibile a tutti, ma sono sicuro che col tempo lo diventerà. Per quanto riguarda invece il consumo degli insetti, non è una cosa che personalmente mi turba. L’essere umano in realtà lo fa da sempre, in molte culture è uso quotidiano e apprezzato tutt’oggi, io stesso non mi tiro indietro ad assaggiare prodotti realizzati con l’utilizzo di insetti o suoi derivati. Il fatto è che col passare degli anni in occidente è stato sempre meno diffuso, e anzi al giorno d’oggi è visto come un taboo, come una cosa da evitare, ma sono convinto che nel futuro, con pazienza, anche questo limite per lo più psicologico e culturale verrà superato.