L’inclusione passa dalla cucina con Open Accessible Cooking, il progetto di Elena e Andrea

L’inclusione passa dalla cucina con Open Accessible Cooking, il progetto di Elena e Andrea

La cucina non rappresenta solo il cuore della casa, ma è anche uno spazio dove sentirsi al sicuro, rilassarsi ed esprimere la propria creatività a 360 gradi. Tuttavia, per le persone con disabilità o difficoltà motorie, questo luogo così familiare può diventare una vera e propria sfida. Spazi ristretti, strumenti inaccessibili e movimenti complessi possono rendere difficile, se non impossibile, vivere la cucina come un ambiente accogliente e funzionale. È in questo contesto che l’accessibilità (anche) in cucina diventa fondamentale. Offrire soluzioni e supporti che permettano a tutti e tutte di cucinare in modo indipendente significa abbattere le barriere e promuovere l’inclusione, restituendo alle persone con disabilità la possibilità di vivere appieno uno degli aspetti più intimi e personali della vita domestica.

Il progetto di Elena e Andrea: Open Accessible Cooking

A portare avanti questa visione sono Elena, giornalista e attivista per i diritti delle persone con disabilità, e il suo compagno Andrea, cuoco professionista. Insieme, hanno dato vita al progetto SiPuòFASDaSè – Open Accessible Cooking: tramite il loro profilo Instagram puntano a fare divulgazione e informazione sull’accessibilità in cucina. L’obiettivo è fornire strumenti e idee per permettere a chiunque, indipendentemente dalle proprie condizioni fisiche, di avvicinarsi alla cucina in maniera creativa, sicura e indipendente.

Elena, che vive con una paralisi cerebrale e FASD (Sindrome Alcolico Fetale), è una figura di riferimento nel mondo dell’attivismo per i diritti delle persone con disabilità. Insieme ad Andrea, chef e suo compagno di vita, hanno unito le loro competenze e passioni per lanciare un’iniziativa unica nel suo genere: SiPuòFASDaSè – Open Accessible Cooking combina cucina e creatività per dimostrare che tutti possono vivere l’esperienza culinaria senza sentirsi inadeguati. E il simbolo di Open Accessible Cooking è un’immagine che parla da sola: una persona in carrozzina con un cappello da chef si solleva per afferrare una stella. È un potente messaggio di speranza e determinazione per chiunque voglia cimentarsi ai fornelli nonostante le barriere fisiche.

L’amore, l’empatia e l’inclusione si fondono in un progetto che fa della cucina uno spazio per tutti e tutte, senza barriere. E così, attraverso SiPuòFASDaSè – Open Accessible Cooking, Elena e Andrea stanno contribuendo a far sì che sempre più persone possano afferrare quella “stella” e rendere la cucina accessibile, per davvero.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere proprio con Elena e Andrea per farci raccontare come è nato Open Accessible Cooking e cosa sognano per il futuro.

Quando nasce la vostra passione per la cucina?

Andrea: Sin da piccolo, da quando vedevo mio nonno Primo cucinare, volevo ripetere le sue ricette tradizionali. Sono passato dalla pasticceria, alla pizzeria, alla panificazione; in pratica, tutto quello che riguarda la cucina ed è la mia professione da metà della mia vita.

Elena: Non so se è nata esattamente in un momento preciso; so solo che quando ero più piccola e mi proponevano percorsi di autonomia, la cucina era quella su cui più insistevano per valutarmi. Ma io la vedevo come una cosa impossibile, perché nessuno mi proponeva delle tecnologie che fossero affini ai movimenti; quindi la amavo ed odiavo allo stesso tempo. La amavo perché, nonostante non mi sentissi in grado di cucinare, non facevo altro che guardare ogni programma culinario possibile in TV, sognando un giorno di poter riuscire anche io a realizzare un piatto.

Come è nata l’idea di “SiPuòFASDaSè – Open Accessible Cooking”?

L’idea di Open Accessible Cooking nasce dalla consapevolezza che cucinare ed avere ridotta mobilità sono due concetti ancora molto distanti nella nostra cultura popolare. Quindi la nostra passione comune ed il nostro amore ci hanno dato la spinta per incominciare a raccontare e dimostrare che, invece, dei modi si possono trovare, perché la cucina, proprio come l’amore, deve essere accessibile a tutti.

Come definireste la vostra mission in poche parole?

Coraggiosa perché cerchiamo di costruire un ponte tra gli standard della cucina moderna e le abilità di chi non ha una completa mobilità.

Quali sono le maggiori difficoltà che le persone con mobilità ridotta incontrano in cucina?

La maggiore difficoltà delle persone con mobilità ridotta in cucina è la mancanza di informazioni sulla possibilità di poter cucinare con vari metodi ed attrezzature. Noi non adattiamo ricette o processi di cottura per persone con disabilità, ma valutiamo, cerchiamo e sperimentiamo diverse ricette in diverse maniere per ottenere un risultato, riproporlo e poter accendere una miccia in tutte quelle persone che magari desiderano cucinare, ma non sono mai riuscite concretamente a farlo perché non si sentivano incluse.

Ci sono modifiche che si possono fare in una cucina standard per renderla più accessibile? Esistono apparecchi o strumenti specifici che consigliate per facilitare la preparazione dei pasti?

Sì, ci sono; esistono già aziende che le sviluppano utilizzando anche sistemi di domotica, anche se i prezzi non sono assolutamente popolari e sono poco commercializzate.

Elena e Andrea, ci dite una vostra “ricetta del cuore”? Quella che cucinate più spesso o vi rievoca bei ricordi?

Elena: Per me la frittata, perché spaccare le uova era la cosa più lontana a livello di manualità che avessi mai pensato di riuscire a fare. Ma l’amore di Andrea mi ha dimostrato il contrario e lo spacca uova che mi ha regalato mi ha permesso di realizzare il mio primo piatto.

Andrea: Non so dire una ricetta del cuore, ma sicuramente so che ho a cuore la continua sperimentazione e creazione di piatti.

Pensate che la cultura culinaria stia cambiando in direzione di una maggiore inclusività?

Per il momento no. Sia nei vari programmi di cucina che nelle manifestazioni culinarie non si è mai focalizzata particolarmente l’attenzione sull’aspetto accessibilità. Se fino ad ora non è successo, speriamo che con un progetto come il nostro possa accadere e possa entrare a far parte della quotidianità di tutti il concetto che la cucina non è solamente per chi ha una mobilità completa.

Qual è il vostro sogno a lungo termine per “Open Accessible Cooking”?

Che possa diventare un progetto sempre più conosciuto, che entri nella quotidianità di tutti per far sì che le persone con disabilità motoria non si sentano escluse dal mondo della cucina. Pensate se, durante una pubblicità di un qualsiasi cibo, in un programma culinario o in un contenuto per i social, vedessimo anche delle persone con mobilità ridotta all’opera… non cambierebbe la percezione delle cose?

Segui Elena e Andrea e il loro progetto Open Accessible Cooking su Instagram

Articolo a cura di Piera Pastore