L’Orangerie: la cucina emozionale di Luca La Peccerella nell’Alta Langa
Piatti che evocano ricordi e sfidano le convenzioni culinarie: L’Orangerie a Bossolasco e la sua cucina d’autore con vista sul Monviso
Tra le colline selvagge e incantevoli dell’Alta Langa, nel borgo fiorito di Bossolasco, il relais di charme Le Due Matote ospita il ristorante gourmet L’Orangerie, un luogo dove la cucina diventa arte e narrazione. Qui, l’executive chef Luca La Peccerella, insieme al sous chef Lorenzo Manosperti, intreccia tradizioni campane e piemontesi in un dialogo continuo tra emozione, tecnica e territorio. A L’Orangerie La Peccerella, campano di nascita e piemontese d’adozione, gioca con due anime: quella calda e verace della sua terra d’origine e quella elegante e austera dell’Alta Langa.
“La cucina è un linguaggio universale che evolve costantemente. Cerco di mantenere la mia identità sperimentando nuovi generi e sonorità, rispettando ciò che mi circonda. La mattina presto mi piace osservare il silenzio dalla vetrata del ristorante, un saluto intimo tra me e il Monviso, poi nell’orto dove medito tra le verdure e le erbe aromatiche” racconta l’executive chef Luca La Peccerella. L’orto sinergico del relais non rappresenta solo una fonte di ingredienti freschi, ma un vero e proprio rituale: ogni piatto nasce dal dialogo tra lo chef e i cicli naturali, nel rispetto della terra e delle stagioni.
Il menu de L’Orangerie
Il menu À la carte de L’Orangerie è un racconto sensoriale che unisce le radici campane dello chef con le tradizioni della cucina piemontese. Ne è esempio il piatto simbolo: Pizzetta fritta, vitello tonnato, capperi, jus e insalatina dell’orto (18 euro), che celebra il legame tra tradizione e innovazione. Tra le proposte “per iniziare” spiccano poi Il Panzerotto servito con bietola, mozzarella di bufala, olive e spuma alla birra (18 euro), e l’interessante offerta di antipasti che evocano viaggi onirici, come: Ostrica, topinambur, aringa affumicata e aceto di more (26 euro); Calamaro al nero, ceci, alga nori e fresno (26 euro); Terrina di Trota Fario e insalata russa di barbabietola fermentata (32 euro).
I primi piatti sono un dialogo potente tra Nord e Sud: dai Plin ripieni di ragù napoletano (30 euro) in un omaggio alla Nonna Ida, agli Gnocchi di patata con astice e creste di gallo (35 euro). E ancora: Bucatini in estrazione di cipolla, avena e peperone crusco (26 euro); Lumachine, lenticchie, saba e chiocciole di Cherasco (28 euro). Non manca il personale tributo dello chef al suo mentore Filippo Gozzoli con il Risotto alla zucca, erborinato Des Martin e mostarda (32 euro), un equilibrio raffinato tra sapori e tecnica. Il menu de L’Orangerie prosegue con i secondi piatti, tra questi: Sogliola alla mugnaia (40 euro); Agnello il suo consommè, spinaci e spugnole (42 euro); Royal di coniglio, cedro, salsa all’arneis e tartufo (40 euro); Cotoletta alla torinese, caponata di verdure, salsa bernese e gelo di rucola (40 euro).
Oltre al menu À la carte, L’Orangerie propone due percorsi degustazione. “Mi chiamo Luca” (140 euro) è un viaggio attraverso i ricordi, i gesti e le emozioni dello chef, mentre “Dal Nostro Orto” (110 euro) celebra il legame profondo con la terra. L’accoglienza elegante e discreta, guidata da Sabrina Fumagalli, e la selezione dei vini curata dal sommelier Antonio Vale completano l’esperienza. La cantina spazia tra grandi etichette e piccole realtà locali, offrendo abbinamenti che esaltano ogni piatto.
A L’Orangerie, la cucina è un rituale che intreccia passato, presente e futuro, regalando agli ospiti emozioni autentiche. Un luogo dove si sperimentano sapori e sensazioni, abbandonandosi a un’esperienza unica che riflette la passione e l’arte di Luca La Peccerella.
Credits foto Ilaria Faciola